Marinetti e Tzara
Tristan Tzara
Filippo Tommaso Marinetti
In letteratura italiana ho scelto di collegarmi con due importanti scrittori legati ai movimenti delle avanguardie: Il primo è Filippo Tommaso Marinetti, teorico del Futurismo, mentre il secondo è Tristan Tzara, teorico del Dada. Entrambi sono degli autori che hanno fatto dell’essere provocatori una caratteristica importante sia del loro essere sia delle loro opere.
Marinetti fin da giovane ha mostrato un carattere esuberante, tant’è che è stato quasi espulso dal collegio dei gesuiti per aver portato dei romanzi scandalosi del naturalista Zolà. Dopo i lutti prima del fratello e poi della madre abbandona la facoltà di legge che aveva intrapreso per dedicarsi alla letteratura sperimentantone ogni campo, dalla poesia alle parole in libertà. Nel 1908 si stacca dalla poesia decadente italiana e francese scrivendo un manifesto in cui si vuole tagliare ogni legame con il passato generando una spaccatura. Distruzione di biblioteche, musei e accademie, amore per il rischio e la velocità. Questo manifesto viene pubblicato da Le figaro, ma all’inizio non ha molto successo. L’esaltazione in questa opera di ideali come il patriottismo, il militarismo e il nazionalismo fanno però avvicinare a marinetti tre importanti pittori che sarebbero poi diventati i principali esponenti dell’avanguardia futurista: Boccioni, Carrà e Russolo. Importante per Marinetti fu anche il modo in cui il suo stile cambio dopo la pubblicazione del manifesto: niente più punteggiatura, sintassi abolita, come anche l’avverbio e l’aggettivo. Dopo l’attentato di Sarajevo è uno dei primi (come poi tutti i futuristi ) ad essere favorevole all’intervento dell’Italia nella grande guerra, anche se solo dopo i futuristi capiranno di non aver ottenuto molto appoggiando il nascente fascismo,che causerà il loro scioglimento. Il Manifesto Futurista che Marinetti realizza è un testo provocatorio e programmatico, articolato in una serie di punti. Contiene una serie di concetti come l’idea e l’amore per l’azione e il movimento. Il dinamismo è tutto sia nella pittura che nella scultura. Vengono esaltati il militarismo e il nazionalismo, famosa la frase: “Guerra, unica igiene del mondo”
Il manifesto futurista ( 1908 )
1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
12. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.
Tristan Tzara invece, Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce a Zurigo. Nel febbraio del 1916 è tra i fondatori del "Cabaret Voltaire" e da lui il dadaismo riceve il maggior impulso. Pubblica riviste, scrive poesie e poemi nei quali porta avanti il suo progetto di destabilizzazione linguistica e di azzeramento artistico. Alla fine del 1919, dopo aver dato vita alla rivista "Dada", pone fine alla fase zurighese del movimento e si sposta a Parigi. Là è atteso da un gruppo di giovani poeti francesi che pubblicano da poco una nuova rivista d'avanguardia, "Litterature", immediatamente condizionata dalla trascinante personalità di Tzara. Intraprendente organizzatore, muove i fili della scena dadaista per diverso tempo tenendo contatti e promuovendo incontri e manifestazioni; E’ famoso per aver realizzato molti dei manifesti dadaisti e opere letterarie che rifiutano la tradizione e il controllo sulla scrittura, come per esempio “ Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro(1920), in cui fornisce una sorta di istruzioni per scrivere una poesia
Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro (1920
“Prendete un giornale.
Prendete un paio di forbici
Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia.
Ritagliate l’articolo.
Tagliate ancora con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto.
Agitate dolcemente.
Tirate fuori le parole una dopo l’altra, disponendole nell’ordine con cui le estrarrete.
Copiatele coscienziosamente.
La poesia vi somiglierà.
Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e fornito di una sensibilità incantevole, benchè, si intende, incompresa dalla gente volgare”.
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