giovedì 27 giugno 2013

Provocazione

Battuta


Battuta

Provocare significa compiere atti, utilizzare discorsi e parole offensive, agire in modo da irritare una persona  suscitando in essa un comportamento violento. Ho scelto di affrontare questo tema perchè tuttavia la provocazione non ha solo una connotazione negativa, ma ha anche lo scopo di invitare a riflettere su temi scottanti o di attualità, può essere una stimolazione intellettuale che porta la persona ragionare su determinati eventi e situazioni che sono presenti ma spesso vengono accantonati. Nell'arte  la provocazione è stata ampiamente utilizzata in questo senso, soprattutto nel corso del Novecento, e se ne fa uso anche al giorno d'oggi nella contemporaneità. Gli artisti del ventesimo secolo hanno cominciato ad aggiungere questa connotazione alle loro opere soprattutto a causa degli avvenimenti accaduti a livello mondiale, come ad esempio le dittature o le due guerre mondiali. in Relazione a tutto questo ho voluto collegarmi in storia dell'arte con la nascità delle avanguardie, che sono state le maggiori promotrici dell'"arte della provocazione" e hanno condizionato la maggior parte delle correnti e degli artisti successivi. Le Avanguardie sono una serie di differenti gruppi di artisti che dal 1900 si sono  sviluppate soprattutto in Europa ricevendo dalla società dell'epoca una serie di giudizi negativi, perchè abituata ancora al passato e legata a canoni e valori totalmente differenti da quelli proposti da queste correnti. Le avanguardie non promuovevano solo temi provocatori, ma anche il loro modo di dipingere o di operare lo era, e proprio per questo la critica li ha sempre rifiutati. Vedevano queste opere unicamente come semplice presa in giro, spazzatura, non cogliendo il significato che spesso si celava dietro, legato a un fatto o allo stato d'animo dell'autore. Le avanguardie su cui ho deciso di soffermarmi più approfonditamente sono Il Futurismo, nato in Italia e diffusosi poi a livello internazionale, e il Dada, che invece ha avuto origine in Svizzera, formatosi da un gruppo di artisti rifiugiatisi nella nazione neutrale per sfuggire alla guerra. Queste sono a mio parere quelle che hanno maggiormente utilizzato la provocazione come punto di forza per sottolineare qualcosa. I Futuristi hanno lavorato in questo senso soprattutto sulla tecnica, ma anche sui temi, che sono stati proposti dal teorico di questa corrente: Filippo Tommaso Marinetti. Marinetti, insieme a Tristan Tzara (teorico del Deda) sono i due autori con cui ho generato il collegamento in Letteratura, perchè si sono occupati anche di elaborare dei manifesti in cui sono elencati i principali punti caratteristici delle due correnti. Nel Manifesto Futurista abbiamo un esempio di provocazione riferita alle parti in cui si accenna a tagliare i legami con il passato, a distruggere i musei e le accademie per rinnovare l'arte secondo la modernità. Niente più punteggiatura o frasi di senso compiuto nelle poesie, un grande amore per le nuove tecnologie, per la velocità e soprattutto le auto, infine un evidente propensione alla guerra, vista come "unica igiene del mondo". Tristan Tzara ha allo stesso modo una personalità provocatoria, trasgressiva, lo si capisce dall'avanguardia che ha fondato a Zurigo e da tutte le sue opere e manifesti pubblicati. Ha ad esempio scritto "Manifesto sull'amore debole e l'amore amaro" dove indica come scrivere una poesia, rifiutanto la punteggiatura e la grammatica, preoccupandosi solamente di dare una lista come se fosse una ricetta di cucina. Per Tzara il dada è nulla, è un gioco, il dada non fa arte ne la promuove. E' annullamento. Queste sono le caratteristiche che rendono i dadaisti dei veri e propri provocatori.
In letteratura inglese ho creato un collegamento con una delle personalità più eccentriche dell'età vittoriana, l'esteta Oscar Wilde. Famoso per " Il ritratto di Dorian Gray" questo autore è tra le figure inglesi maggiormente provocatorie: lo è per il suo modo di essere dandy, per l'attaccamento al lusso e al bello, per l'ammirazione all'arte e l'amore per essa, un amore che può superare anche quello di due persone. E' un personaggio che riporta nelle sue opere i il suo modo di vedere il mondo, la sua anima,  come ha fatto ne "il ritratto di Dorian Gray": Dorian è l'esatta copia di Wilde, una persona che si accorge di sè stesso e del suo valore, che comincia a cercare di elevarsi sempre di più circondandosi di artisti, intellettuali e persone nobili di bell'aspetto. Infine in Filosofia, mi sono collegato ad uno dei filosofi del pessimismo novecentesco che ha mio parere ha una personalità molto provocatoria e trasgressiva: Friedrich Nietzsche.  Con la sua filosofia Nietzsche da un'immagine di innovatore,che da pessimista decreta  la "Morte della Tragedia" in quanto l'essere umano, che vive il dualismo dionisiaco - apollineo ( caos-ordine) vive una vita  di legata al dolore. Dichiara anche con la "Morte di DIo" la fine della società occidentale dell'epoca, che dovrebbe Staccarsi dai valori e dal cristianesimo per far in modo che il superuomo ( uomini "superiori" con volontà  di potenza) possa rinascere vivendo una vita senza essere sottomesso per nessuna ragione ad una volontà metafisica. Il cristianesimo infatti è visto come una menzogna, qualcosa di finto che tiene legato l'uomo al passato, e  l'uomo deve riuscire a liberarsene.
Quindi, l'arte del provocare è sempre stato un modo per poter evidenziare il proprio giudizio, le proprie ipotesi, il proprio pensiero su qualcosa spingendo gli altri ad una reazione insolita. Lo fanno anche gli artisti contemporanei, non solo quelli del passato, ed uno di questi è l'Italiano Maurizio Cattelan. Cattelan è famoso per le sue opere di carattere scandaloso e trasgressivo, ma tutte nascondono dietro un messaggio: Un'esempio è il manichino di Hitler in ginocchio che chiede perdono e fa riflettere sul Nazismo, oppure i manichini di alcuni bambini impiccati ad un albero, che invece portano in primo piano i problemi dell'infanzia e la violenza sui minori.
Futurismo e Dada


Manifesto interventista ( Carrà)


Ruota di Bicicletta ( Duchamp)


In Storia dell'arte ho scelto di collegarmi con le Avanguardie, perchè sono le nuove correnti del Novecento in cui il tema della provocazione è molto forte e caratteristico. Gli stessi artisti sono dei veri e propri provocatori, si ribellano a ciò che succede intorno a loro e lo fanno tramite l'arte. Tra tutte le avanguardie sorte dal 1900 in poi ho deciso di soffermarmi maggiormente sul Futurismo e sul Dada. Queste sono a mio parere quelle in cui la provocazione è maggiormente evidente, nonostante in ognuna di esse quello della provocazione è un filo conduttore.
Il Futurismo è il movimento d’avanguardia con maggiore carica eversiva. Inizia nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo, redatto da Filippo Tommaso Marinetti sul giornale francese Le Figaro. Il Futurismo, rifiutando tutto ciò che rappresenta il passato e la cultura tradizionale, lancia la sfida a un rinnovamento totale sia nelle arti sia nella vita sociale e politica. Questo rinnovamento deve avvenire in sintonia con le innovazioni portate dalla civiltà industriale, dominata dalle macchine e dai miti della velocità e del progresso. Il nuovo movimento incontra un notevole successo, specialmente in occasione delle serate futuriste, nelle quali il pubblico è provocato attraverso manifestazioni che si prendono gioco delle convenzioni borghesi ed i valori dei quell’epoca. I futuristi sono molto anticonformisti e disponibili al nuovo, per cui cercano lo sperimentalismo in tutti i campi . Al centro dell’interesse dei futuristi sta la rappresentazione del movimento, l’espressione della dimensione temporale. I dipinti futuristi infatti, caratterizzati da un forte vitalismo coloristico e luminoso, danno molta importanza alla rappresentazione del dinamismo e della velocità. I temi scelti sono sempre contemporanei, urbani, provocatori. A livello politico i futuristi sono artisti impegnati e favorevoli all’intervento italiano nella prima guerra mondiale. Ad essi manca però una vera coscienza politica e, mentre alcuni sono fascisti, altri preferiscono l’anarchia. I maggiori esponenti sono: Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Gino Severini, Giacomo Balla, Luigi Russolo. Nel gruppo manca omogeneità. Nel 1914 a Firenze i futuristi si avvicinano ai letterati del periodico La voce e danno vita insieme al periodico Lacerba, che permise la  diffusione di questa corrente  fino al suo sfaldamento, dopo la grande guerra.
Il Dada invece nasce a Zurigo nel 1916, quando alcuni poeti (come Tristian Tzara), scrittori ed artisti (come Hans Arp, Marcel Janco, Hugo Ball)  fondano il Cabaret Voltaire, circolo letterario ed artistico privo di programma, ma inteso ad ironizzare e demistificare tutti i valori costituiti della cultura passata, presente e futura. Nel loro Manifesto si legge: Noi non riconosciamo alcuna teoria. Basta con le Accademie cubiste e futuriste, laboratori di idee formali. Anche il nome Dada è casuale (loro stessi lo definiscono puro capriccio di follia sorto dal nulla) ed essi lo ricavano aprendo a caso il dizionario.Le manifestazioni del gruppo dadaista sono volutamente disordinate, sconcertanti, scandalistichee provocatorie: la prassi è simile a quella del Futurismo e delle avanguardie, solo che nel caso del Dada si tratta di un’avanguardia negativa, perché non vuole instaurare un nuovo rapporto, ma vuole dimostrare l’impossibilità di un qualsiasi rapporto tra l’arte e la società. Un movimento artistico che neghi l’arte è un controsenso: il Dada è questo controsenso. Il Dada infatti non vuole produrre opere d’arte, ma “prodursi” in interventi a catena, deliberatamente imprevedibili, insensati, assurdi. La teorizzazione del caso, dell’imprevisto, la spontaneità caotica della produzione divengono così un linguaggio, che nega le forme dell’arte accademica.La prima guerra mondiale avrebbe ben presto scosso gli animi di artisti ed intellettuali, i Dadaisti prendono come posizione quella di considerare falsa la direzione di marcia presa dalla civiltà e la guerra come conseguenza logica del progresso scientifico e tecnologico: bisogna allora negare tutta la storia passata e ogni progetto per quella futura, ritornare al punto zero. Questa tesi è il primo annuncio di quella contestazione globale, che dopo la seconda guerra mondiale si manifesterà ovunque, come volontà di rimuovere tutte le “censure” razionali e liberare la società dai valori istituzionalizzati (potere ed autorità). Per rispondere alla loro esigenza di indipendenza, i dadaisti superano effettivamente le avanguardie e ne decretano la morte liberatoria. Essi non creano, ma fabbricano gli oggetti; rifiutano il decorativismo e le tecniche artistiche convenzionali, per sperimentare materiali e strumenti inconsueti nell’ambito artistico (colla, forbici, tela di sacco, carta…) e per privilegiare tecniche nuove come il collage (già inventato dai Cubisti), le “macchine inutili”, il ready-made. Quest’ultimo è tipico di Duchamp, che presenta oggetti qualsiasi come fossero opere d’arte e separa gli oggetti dal contesto per loro abituale e in cui adempiono una funzione pratica, ponendoli in una dimensione dove tutto può essere estetico e nulla utilitario (l’arte). Ciò che determina il valore estetico non è più un procedimento tecnico, un lavoro, ma una diversa disposizione mentale nei confronti della realtà. Inoltre i dadaisti non esitano a servirsi di materiali e tecniche proprie della produzione industriale (fotografia, cinematografo). E’ proprio uno di loro, Hausmann, ad inventare il fotomontaggio, considerato un mosaico moderno, adatto ad esprimere le contraddizioni del mondo contemporaneo. Inoltre i Dadaisti colpiscono i valori indiscussi, generalmente accettati: Duchamp, ad esempio, mette i baffi alla Gioconda di Leonardo non per sfregiare un capolavoro, ma per contestare la venerazione che gli è stata data dall’opinione comune.
Nel 1922 il movimento va esaurendosi, anche se le idee da esso seminate in tutto il mondo continuano a svilupparsi. Tra i maggiori esponenti del Dada: Hans Arp a Zurigo, Marcel Duchamp, Francis Picabia e Man Ray a New York, Raoul Hausmann e Hannah Hoch a Berlino, Kurt Schwitters ad Hannover.






Marinetti e Tzara

Tristan Tzara

Filippo Tommaso Marinetti


In letteratura italiana ho scelto di collegarmi con due importanti scrittori legati ai movimenti delle avanguardie: Il primo è Filippo Tommaso Marinetti, teorico del Futurismo, mentre il secondo è Tristan Tzara, teorico del Dada. Entrambi sono degli autori che hanno fatto dell’essere provocatori una caratteristica importante sia del loro essere sia delle loro opere.
Marinetti fin da giovane ha mostrato un  carattere esuberante, tant’è che è stato quasi espulso dal collegio dei gesuiti per aver portato dei romanzi scandalosi del naturalista Zolà. Dopo i lutti prima del fratello e poi della madre abbandona la facoltà di legge che aveva intrapreso per dedicarsi alla letteratura sperimentantone ogni campo, dalla poesia alle parole in libertà. Nel 1908 si stacca dalla poesia decadente italiana e francese  scrivendo un manifesto in cui  si vuole tagliare ogni legame con il passato  generando una spaccatura.  Distruzione di biblioteche, musei e accademie, amore per il rischio e la velocità. Questo manifesto viene pubblicato da Le figaro, ma all’inizio non ha molto successo.  L’esaltazione in questa opera di ideali come il patriottismo, il militarismo e il nazionalismo fanno però avvicinare a marinetti tre importanti pittori che sarebbero poi diventati i principali esponenti dell’avanguardia futurista: Boccioni, Carrà e Russolo. Importante per Marinetti fu anche il modo in cui il suo stile cambio dopo la pubblicazione del manifesto: niente più punteggiatura,  sintassi abolita,  come anche l’avverbio e l’aggettivo. Dopo l’attentato di Sarajevo è uno dei primi (come poi tutti i futuristi ) ad essere favorevole all’intervento dell’Italia nella grande guerra, anche se solo dopo i futuristi capiranno di non aver ottenuto molto appoggiando il nascente fascismo,che causerà il loro scioglimento. Il Manifesto Futurista che Marinetti realizza è un testo provocatorio e programmatico, articolato in una serie di punti.  Contiene una serie di concetti  come l’idea e l’amore per l’azione e il movimento. Il dinamismo  è tutto sia nella pittura che nella scultura. Vengono esaltati il militarismo e il nazionalismo,  famosa la frase: “Guerra, unica igiene del mondo”
Il manifesto futurista ( 1908 )
1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
12. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.


Tristan Tzara invece, Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce a Zurigo. Nel febbraio del 1916 è tra i fondatori del "Cabaret Voltaire" e da lui il dadaismo riceve il maggior impulso. Pubblica riviste, scrive poesie e poemi nei quali porta avanti il suo progetto di destabilizzazione linguistica e di azzeramento artistico. Alla fine del 1919, dopo aver dato vita alla rivista "Dada", pone fine alla fase zurighese del movimento e si sposta a Parigi. Là è atteso da un gruppo di giovani poeti francesi che pubblicano da poco una nuova rivista d'avanguardia, "Litterature", immediatamente condizionata dalla trascinante personalità di Tzara. Intraprendente organizzatore, muove i fili della scena dadaista per diverso tempo tenendo contatti e promuovendo incontri e manifestazioni;  E’ famoso per aver realizzato molti dei  manifesti dadaisti e opere letterarie che rifiutano la tradizione e il controllo sulla scrittura, come per esempio “ Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro(1920), in cui fornisce una sorta di istruzioni per scrivere una poesia

Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro (1920
“Prendete un giornale.
Prendete un paio di forbici
Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia.
Ritagliate l’articolo.
Tagliate ancora con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto.
Agitate dolcemente.
Tirate fuori le parole una dopo l’altra, disponendole nell’ordine con cui le estrarrete.
Copiatele coscienziosamente.
La poesia vi somiglierà.
Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e fornito di una sensibilità incantevole, benchè, si intende, incompresa dalla gente volgare”.


Oscar Wilde


Per quando riguarda Letteratura inglese ho scelto di collegarmi con uno degli autori più eccentrici e provocatori del periodo vittoriano e in generale: Oscar Wilde. Nato a Dublino nel 1854 ha deciso di allontanarsi, come molti altri autori irlandesi, dalla terra natale considerata culturalmente limitata e arretrata, legata alle tradizioni, per girare l'Europa. Ha sempre mostrato un carattere eccentrico ed esuberante, e per questo si è trovato in perfetta sintonia con movimento dell'estetismo, divenendo un vero e proprio dandy,  rispecchiando il motto della corrente stessa:  "art for the art sake". Wilde ha sempre considerato la sua vita come qualcosa di spettacolare, che doveva essere vissuta in modo superlativo in ogni suo aspetto. Ogni azione o atteggiamento erano dettate dal culto del bello, tanto da fare della sua stessa vita una vera e propria opera d'arte. E' stato influenzato dal classico perchè in età giovanile ha seguito studi legati alle civiltà del passato, e una volta affermatosi come scrittore ha pubblicato molti romanzi, tra cui il più famoso: "The  picture of Dorian Gray" in cui nel protagonista si rispecchia in modo evidente il suo atteggiamento da dandy eccentrico e provocatore. Oscar Wilde riporta nelle sue opere la sua filosofia e il suo modo di essere, e proprio per questo esse sono risultate talvolta  scandalose agli occhi della società inglese del tempo. L'intera vita di questo autore  è stata una vera unica grande provocazione nei confronti della società: Ha rifiutato una vita normale scegliendo di vivere nel lusso e nello sfarzo, circondato da personalità intellettuali e di spicco. Nella sfera privata ha portato avanti una relazione omosessuale con Lord Douglas, e questo è un altro dei motivi per cui risalta  il suo carattere esuberante e provocatorio. Nonostante fosse ritenuto contro l'etica e la morale Wilde ha sempre ostentato il suo amore per il compagno poeta, e questa è stata la causa del suo declino come artista. Anche il concetto di amore per lui era qualcosa di più, per un dandy infatti l'amore è qualcosa che si prova per il bello, per l'intrigante e l'affascinante. Qualcosa che attiri anche al di là del semplice amore carnale.  Tuttavia questo ostentare il suo amore per Douglas  lo ha portato davanti a un tribunale  accusato di omosessualità, qui  si è come sempre mostrato orgoglioso e quando poteva semplicemente negare ha preferito provocare la giuria ammettendo tutto quanto. Per questo è stato incarcerato, e ha cominciato a decadere lentamente. Dopo i lavori forzati si è dato all'alcolismo ed è morto di meningite poco dopo. Anche durante il momento della sua morte ha voluto fare un ultimo gesto, che è caratteristico della sua personalità. Alzando un calice di champagne ha detto " Muoio al di sopra delle mie possibilità".

Friedrich WIlhelm Nietzsche

Nietzsche è uno dei filosofi dall'animo più provocatore e tragressivo del novecendo, che per le sue teorie rientra nella corrente del Pessimismo insieme a Schopenhauer e Kierkegaar. Durante il periodo giovanile, la filosofia di Nietzsche è fortemente influenzata dalla filosofia di Schopenhauer , dalla musica di Wagner e dalla letteratura di Goethe: l'influenza Schopenhaueriana con La Nascita della Tragedia,  affronta il tema della vita, guidato dal pensiero di Schopenhauer; riprende l’immagine di un mondo governato dal dolore, in cui l’esistenza priva di un senso trascendente che sappia darne una spiegazione, è solo un istante passeggero destinato alla morte. Alla “non volontà” di Schopenhauer, Nietzsche oppone l’accettazione del dolore degli eroi della tragedia greca. L’amore per la vita comporta l’accettazione dell’irrazionalità dell’esistenza. E' influenzato anche Dalla letteratura di Goethe, e  coglie la celebrazione positiva della vita e la concezione dell’uomo come misura di tutte le cose. Anche se la vita distrugge ciò che produce e impone all’uomo dolore e crudeltà, questo non deve spingerlo a rinunciare alla vita: di fronte alla crudeltà della vita bisogna essere più crudeli, rispondere con più vita. Infine a causa dell'Influenza Wagneriana vede nella musica come l’arte dell’interiorità,  la lingua dell’inesprimibile, dell’immediato. Solo nell’arte musicale e, di conseguenza, in una vita artistica, l’uomo può ricercare la salvezza. Nietzsche aderisce in modo entusiasta alle teorie del musicista tedesco e lo considera il modello di artista tragico. Quindi l’arte è in grado di spiegare l’essenza della vita, in particolare l’arte greca e la tragedia, nata dal dualismo di apollineo e dionisiaco: Apollineo da Apollo, dio della luce, della misura, della forma; costituisce l’elemento razionale e trova espressione nella scultura e nell’architettura. L’Apollineo è illusione, il sogno che rende sopportabile la vita; Dionisiaco Da Dioniso, dio del caos, dell’eccesso, dell’ebbrezza; costituisce l’elemento irrazionale, l’istinto e trova espressione nella musica. Il Dionisiaco mostra la vita per come è veramente, un gioco crudele di nascita e di morte, esprime dolore e gioia allo stesso tempo, perché Dioniso è forza generatrice, vita che si afferma al di là della morte. Nel Dionisiaco, l’uomo si libera dalle illusioni. La celebrazione nietzschana dello spirito tragico e dionisiaco coincide con una forma di celebrazione della vita, che però non è né ottimista, né pessimista. Nel suo periodo illuminista Nietzsche si distacca completamente da Wagner e Schopenhauer, che ora vengono visti come espressione della decadenza occidentale. Nietzsche critica metafisica, religione e arte attraverso il dubbio e la diffidenza metodica della scienza. La morte di Dio e la fine delle illusioni metafisiche Nietzsche desacralizza definitivamente la vita e la realtà. Dio è Fondamento Oltremondano dell’Essere:  un’ entità assoluta (perfetta) che trascende il mondo (lo spazio e il tempo) e dà senso all'essere;  il senso dell’essere è quindi fuori dall’essere e dalla vita Nasce l’opposizione tra questo mondo (negativo) e l’altro mondo (positivo) . In questo modo si spinge l’uomo a fuggire dalla vita, di conseguenza Dio è nemico della vita. Ma dio è anche Strategia della certezza: in quanto Creatore, dà un senso e un ordine al reale, rassicurando l’uomo e rendendo sopportabile l’esistenza. Nietzsche è provocatorio in quanto sostiene che Religione e metafisica hanno una funzione consolatoria, sono menzogne che occultano la tragica verità della vita. Adotta uno sguardo disincantato sul mondo e sulla vita: il suo è un mondo senza Dio, la cui non esistenza è evidente  con la Morte di Dio; è un evento traumatico che porta alla fine dell’uomo, incapace di vivere senza dio, e che porta alla nascita del superuomo. Solo con la morte di Dio il superuomo può esistere e può progettare liberamente la propria esistenza, senza doversi subordinare a una struttura metafisica.

                                                                   Maurizio Cattelan
Cattelan è un'importante personalità contemporanea che riprende molto il tema della provocazione, che ho scelto di trattare. I suoi lavori sono molto simili a quelli degli artisti dadaisti, che in certi versi riprende, e hanno una grande caratteristica: quello dello scandalo. Infatti questo artista utilizza lo scandalo e la trasgressione come parte integrante delle sue opere, come strumento per far riflettere lo spettatore su determinati temi. Cattelan  comincia la sua carriera a Forlì in Italia, negli anni ottanta frequentando alcuni artisti del luogo. Il debutto espositivo , lunghissimo tavolo da calcetto, con undici giocatori senegalesi e altrettanti scelti tra le riserve del Cesena Calcio. Le sue opere combinano la scultura con la performance, ma spesso includono eventi di tipo "happening", azioni provocatorie di rottura, pezzi teatrali, testi-commento sui pannelli che accompagnano opere d'arte sue e non, articoli per giornali e riviste, ecc.È stato definito come uno dei più grandi artisti post-duchampiani per il suo fare provocatorio e per i suoi lavori, che per alcuni aspetti ricordano proprio l'avanguardia dadaista. Una delle sue opere più famose è la scultura in lattice, cera, tessuto, con scarpe in cuoio e pastorale in argento, che rappresenta Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite (La Nona Ora, 2001). Inizialmente l'opera era rappresentata in piedi, poi successivamente l'artista, non soddisfatto dell'effetto che faceva sul pubblico (e per altri motivi) decise di tagliargli le gambe facendogli assumere la posizione attuale. Ma è conosciuto anche per molte altre opere, come l'Hitler inginocchiato, i bambini impiccati ( si tratta di manichini in entrambi i casi) o addirittura il dito medio in piazza degli affari a milano, che rimanda al saluto romano e quindi ricorda le dittature, inoltre è anche una critica nei confronti della finanza e dell'economia.

                                           

                                                           Maurizio Cattelan

Papa giovanni Paolo II colpito dal meteorite


Bambini Impiccati


L.O.V.E (libertà, odio, vendetta, eternità)


Him (lui)